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Riflettiamo - Dott. Giuliano Franzan

Dott. Giuliano Franzan
Teologo - Psicologo - Sessuologo - CTP
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Riflettiamo

Fede come avventura...

Prima parte: Oltre i simboli

Riflessione: «Segno di contraddizione» (Lc 2,22-35)
Se «la nostra fede è Cristo» e Cristo è segno di contraddizione, anche la nostra fede non può essere altro che un segno di contraddizione.
Non pensiamo, però, che questo sia solamente qualcosa che riguarda il nostro rapporto con gli altri: spesso c'è quasi un compiacimento nel metterci all'opposizione, quasi un orgoglio di sentirsi martiri e incompresi.
Penso che questa contraddizione sia da cercarsi in primo luogo dentro di noi, come un senso profondo di disagio, di difficoltà, di contrapposizione nell'intimo di noi stessi.
Forse questa affermazione può destare sorpresa: è un po' la medesima sorpresa che avrà colpito l'animo di Maria nel sentirsi rivolgere parole di dolore da parte del vecchio uomo di Dio (cfr. Lc 2,29ss).
Anche Maria sarà rimasta pensierosa e si sarà chiesta che cosa poteva significare quest'altro annuncio, dopo quello dell'angelo che le rivelava la sua divina maternità: proprio questa maternità diventerà occasione di scandalo, di sofferenza, di divisione, invece di essere l'inizio di salvezza attesa da tutti.
D'altra parte, là dove Dio interviene succede qualcosa, e qualcosa di grande, di impensato, di straordinario che sconvolge l'equilibrio di cose e persone costruito e mantenuto con tanta difficoltà e difeso a oltranza.
Così è e deve essere della nostra fede: non una «pratica» di opere buone, ne un susseguirsi di riti e di gesti emozionanti, ma un perenne annuncio di un Dio che si mescola nella storia umana, che «si sporca le mani» e assume tutto ciò che è umano non per lasciarlo come lo ha trovato, ma per cambiarlo radicalmente.
Una fede così, fiorisce nel cuore dell'essere umano a condizione che non ci si voglia sentire sempre coperti e protetti, sempre sicuri del proprio modo di essere cristiani e forse anche pronti a giudicare chi non è in linea con la nostra mentalità: ma è una condizione non facile e non sempre presente.
Segno di contraddizione è Gesù, e non può non esserlo, non nel senso di turbe psichiche, di scrupoli o di rigorismi assunti come prospettive eroiche per consolarsi, ma nel senso di un amore mai soddisfatto di una risposta mai coerente, di un rapporto mai soddisfacente.
Anche per noi, può succedere che inconsapevolmente facciamo della fede un'ideologia, una prospettiva morale, un insieme di regole che guidano il cammino quotidiano cercando sempre di non uscire troppo dalla mentalità comune, accettata anche solo per non «essere fuori del mondo».
Può succedere e succede: una ideologia si aggiusta sempre, trova sempre delle consonanze con la realtà presente, anche se si vuole presentare come ideologia di rottura, come novità, come alternativa al pensiero corrente.
La fede come ideologia diventa un modo d'essere che si rifà all'insegnamento di Gesù, alla sua parola, alla sua esperienza come è narrata nei Vangeli, ma a poco a poco cancella la figura stessa di Gesù, la sua presenza, il suo fascino e quindi la severità e la serietà di quanto egli stesso propone.
Fede è «sequela» di Gesù, è stare con lui, è coraggio di seguirlo sempre e comunque, ricordando alcune sue affermazioni piuttosto drastiche che escludono ogni compromesso, ogni tentativo di mescolare la propria interpretazione con la chiarezza pulita della sua parola.
«Il Figlio dell'uomo non ha dove posare il capo... Lascia che i morti seppelliscano i loro morti... Nessuno che ha posto mano all'aratro e si volge indietro è adatto per il regno di Dio». Non sono, queste, delle frasi semplici e leggere, non permettono nessun accomodamento, ed esigono invece una adesione totale, un fidarsi completo.
Fede è la sfida a se stessi, è abbandonare la propria visuale per assumere quella di Gesù, anche là dove sembra così lontana dalle nostre capacità, anche là dove ci sembra di avere già raggiunto una adesione sufficiente.
Questo è il segno di contraddizione: contraddizione con noi stessi, con ciò che arriviamo a fare e a essere, con ciò che già sembra ai nostri occhi una posizione corretta, contraddizione che scava nel nostro cuore ed esige una conversione perenne, una ricerca continua, un confronto senza soste e senza nessuna indulgenza.
C'è da chiedersi in che cosa noi siamo in contraddizione, con chi, quando, o se invece cerchiamo in vari modi di ottenere un certo consenso dentro di noi, una copertura benevola della nostra stessa coscienza appoggiata a gesti e scelte episodiche intonate col messaggio evangelico.
Si può cominciare con l'impostazione generale della nostra vita: consacrati a Dio nelle varie accezioni di questo termine troppo spesso abusato, consacrati nella vita religiosa o nel matrimonio, impegnati direttamente o indirettamente nella chiesa, persone che di fronte agli altri portiamo il segno di una appartenenza a Dio, come di fatto stiamo attuando questa identità che ci qualifica?
Dove comincia e dove finisce la contraddizione con i nostri gusti, le nostre inclinazioni, la nostra mentalità, con le intuizioni che via via emergono nel nostro spirito? Dove e come la nostra quotidianità si caratterizza come cristiana?
È chiaro che questo tipo di domande che incalzano dentro di noi, non debbono in nessun modo annullare quella fiducia filiale, quella certezza di un amore che ci viene incontro non per i nostri meriti ma sempre e solo per la bontà misericordiosa di Dio: la contraddizione è dentro di noi, ed è alimentata proprio dalla certezza di essere prevenuti da un amore senza confini, immeritato e perenne, è una contraddizione positiva, che sospinge verso una conversione mai finita e sempre sostenuta dall'aiuto preveniente di Dio.
D'altra parte, ciò che Gesù ha iniziato, quel «regno di Dio» che è dentro di noi, quei «nuovi cieli e terra nuova» garantiti dall'azione di salvezza già in atto, tutto ciò esige da parte di chi vuole aderirvi un continuo salto di qualità, una uscita coraggiosa dal cosiddetto «normale» per seguire un'altra norma, quella che nasce dalla parola di Dio.
Segno di contraddizione è Gesù, e segno di contraddizione sono stati i santi lungo la vita della Chiesa, lo sono i santi di oggi più o meno conosciuti ma sempre efficaci per la loro testimonianza credibile e affascinante.

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