Riflettiamo
Lascia che il silenzio ti parli...

Come ben sai, l'inquinamento sonoro fa parte dei nostri problemi ecologici! E nella nostra società cacofonica, la parola è diventata uno strumento di affermazione e celebrazione di sé stessi. Più che mai aggressiva, è diventata un'arma che ferisce. Ecco perché molti sentono il bisogno del silenzio. Vorrebbero imparare a tacere per riscoprire la bellezza del silenzio, ma anche di altre forme di comunicazione. In realtà tacere è digiunare verbalmente. E il digiuno, che sia privazione di alimenti o di parole, può essere salutare quando a richiederlo sono il corpo e lo spirito.
Il silenzio è assenza di rumori e parole, ma, come ben sai, è una realtà plurale: alcuni silenzi sono pesanti, altri necessari e funzionali. Infatti - per fortuna! - ci sono silenzi positivi a cui non si saprebbe rinunciare: il silenzio rispettoso davanti alla parola d'altri; il silenzio che si è scelto, perché "c'è un tempo per parlare e un tempo per tacere"(Qo 3,7); il silenzio dell'amicizia e dell'amore, in cui il linguaggio non verbale permette al silenzio di divenire parola; il silenzio della presenza e della pienezza quando si sta bene insieme e questo basta; il silenzio che è ascolto amoroso, attento, contemplativo, raccolto; il silenzio sottile che si fa voce come per il profeta Elia sul monte Oreb (cfr. 1Re 19,12-13 ); e poi c'è il silenzio interiore, che abita il cuore di ciascuno di noi, che fa spazio alla presenza d'altri e alla presenza di Dio ...
Ma perché fare silenzio? Perché imparare il silenzio in modo progressivo? Anzitutto perché nel silenzio facciamo l'esperienza di energie che si traducono in un'attività intellettuale più feconda: il silenzio stimola la memoria, aguzza le facoltà di ragionamento e di immaginazione. Sì, nel silenzio diveniamo più ricettivi alle impressioni trasmesse dai nostri sensi: vediamo, ascoltiamo, odoriamo, tocchiamo meglio. Quando vogliamo fare una carezza o riceverla, il silenzio diventa naturale ...
Prova l'esperienza della solitudine! Vedrai, le ore di silenzio in cui non si parla né si ascoltano parole e rumori ti rendono diverso; ti aiutano ad ascoltare ciò che ti abita nelle profondità.
Così impariamo a poco a poco le ragioni che ci fanno parlare. Veniamo a conoscenza di realtà insospettate: sovente le nostre parole sono strumento di conquista o di seduzione, che permettono al nostro "io" di acquistare potere, successo e dominio. Scopriamo che le nostre parole sono aggressive e interessate, piegate a uno scopo che resta non dichiarato, che sono strumento di manipolazione. Insomma, nel silenzio impariamo a parlare, a vigilare con una maggiore attenzione sullo stile della nostra comunicazione, perché nel dialogo le parole siano sempre più fonte di comunione e di pace.
Se tutto questo è vero nella comunicazione tra le persone, tanto più lo è per quel dialogo ineffabile che è la preghiera. Nello scambio con Dio che ti parla attraverso il silenzio, scambio nato dall'ascolto della Parola, che precede e previene la tua, il silenzio ti condurrà anche qui a una purificazione. E allora, credimi, nel silenzio dell'ascolto giungerai a "vedere Dio".